Nel 1984, anno delle olimpiadi di Los Angeles e della morte di Michel Foucault, nell’articolo Postmodernism, or The Cultural Logic of Late Capitalism, pubblicato dalla “New Left Review”, Fredric Jameson scriveva: “Si è detto spesso che noi viviamo oggi in una dimensione sincronica piuttosto che diacronica, e io credo che almeno empiricamente sia possibile sostenere che la nostra vita quotidiana, la nostra esperienza psichica, i nostri linguaggi culturali sono dominati oggi da categorie di spazio piuttosto che da categorie di tempo, come accadeva invece nel periodo precedente del moderno avanzato propriamente detto”. Siamo in pieni anni ’80 e il critico letterario, allora professore di letteratura e storia delle idee alla University of California di Santa Cruz, per affermare che si stesse passando da un pensiero dominato dallo storicismo a uno spazializzante è ancora molto prudente, con molta cautela dice “io credo che almeno empiricamente sia possibile sostenere…”.